Margherita Levo Rosenberg nasce in provincia di Alessandria alla fine degli anni Cinquanta.
Un fare arte, il suo, che ha radici nell'adolescenza, andando ad arricchirsi sempre più di consapevolezza fino agli inizi degli anni Novanta, la cui pratica diventa elemento vitale.
L'artista piemontese indaga sulle potenzialità espressive di materiali diversi dai canonici dell'arte visiva, elementi quasi sempre di recupero, come plastiche colorate, acetati, pellicole radiografiche, rete metallica o elementi naturali, facendo loro acquisire nuova forma di vita; installazioni, attraverso le quali si esprime con la forza dell'ironia e nel gioco dell'ambiguità.
...Proprio in questo è il fascino del suo lavoro, dichiara Loredana Rea, che raramente si svela al primo impatto, ma sempre dopo aver messo in atto un processo di ricercata contaminazione tra asserzioni concettuali e prassi operative. L'artista parte, infatti dalla necessità di porre l'accento sulla densità del pensiero che determina la forma, per innescare un cortocircuito visivo, ....dando forza al dissenso verso un modus vivendi diventato sempre più soffocante, nel tentativo di attuare una spersonalizzante omologazione di abitudini, aspirazioni e anche desideri.
Dopo gli studi in psichiatria, trova nell'arte un territorio privilegiato di comunicazione fra l'essere umano e il mondo, che va ad approfondire anche come arte terapeuta attraverso il linguaggio visuale. Arte come strumento di ricerca di significati, arte alla ricerca delle relazioni fra le cose, fra gli stati d'animo e le funzionalità estetiche, simboliche, concettuali.
Nel 1992 fonda a Genova il gruppo Pandeia, al quale aderiscono una decina di artisti uniti dalle affinità concettuali, indipendentemente dall'esito formale dell'opera.
Il mio lavoro, dice Rosenberg, nasce dalla necessità di esprimere la mia relazione col mondo, ma anche dalla critica sociale, specialmente verso i mezzi di comunicazione di massa e la loro ambiguità, realizzandosi attraverso un linguaggio iperinclusivo, potenzialmente in grado di rappresentare la complessità.
Ritengo che l’arte, in tutte le sue varianti debba far parte della formazione delle generazioni future in quanto strumento indispensabile d’integrazione e di radicamento dell’essere umano.
Nella nascita di una creazione, lavoro sempre con il pensiero e le mani all'unisono, uno soccorre le altre e viceversa, offrendomi alla mobilità dei punti di vista…. mi piace confondere le acque, anche attraverso l'ironia, quel tanto che basta a non appesantire il gioco, dell'arte come della vita.
A partire dal 1996 e fino al 2012 ha fatto parte dell'Istituto per le Forme e le Materie Inconsapevoli, Museoattivo Claudio Costa, associazione di volontariato culturale sui temi della relazione tra arte e psicologia, nella quale si è occupata di studi e ricerche sui processi della creatività, sui rapporti tra creatività ed integrazione della personalità e sulle applicazioni psicoterapeutiche del linguaggio artistico; su questi temi ha relazionato in numerosi congressi e conferenze, collaborando a libri e riviste del settore.
Innumerevoli le pubblicazioni che la riguardano sia in riviste d'arte italiane e straniere sia in cataloghi che hanno accompagnato le numerose esposizioni nazionali ed internazionali, in spazi pubblici museali e in gallerie private, toccando città come Colonia, Roma, Firenze, Lubiana, Samotrace in Grecia, Tel Aviv e Holon in Israele, Lecce, Genova, Saarijärvi in Finlandia, solo per citarne alcune, entrando così a far parte di importanti collezioni, museali e private, in varie parti del mondo.
Il suo lavoro ha suscitato l'interesse di importanti storici e critici d'arte, collezionisti e semiologi che seguono da vicino il percorso di questa straordinaria artista che con le proprie opere crea coesistenze che invitano lo spettatore a divenire interlocutore.
Genova e Tel Aviv sono le città fra le quali divide vita e lavoro.
Margherita Levo Rosenberg was born in Ponti, province of Alessandria (Piedmont, Italy), at the end of the ‘50s.
She began making art when she was still a teenager. She then gradually increased her awareness of her art making until the early ‘90s, when it became a key element in her life.
She has been researching the expressive potentials of different materials from those normally used in visual art: she mostly works with recycled stuff, like coloured plastics, acetates, X-ray films, metal meshes or natural materials, which in her hands acquire a new form of life. In her installations, she expresses herself with irony and plays with ambiguity.
“...Here lies the great fascination of her work”, says Loredana Rea “which, rarely evident at first sight, can always be disclosed only after a sophisticated contamination between conceptual statements and operating practice. Margherita needs to focus on the density of thoughts which determines the form, in order to trigger a visual short-circuit, ....while fostering dissent about an ever more stifling modus vivendi, designed to promote a de-personalizing standardisation of habits, aspirations, and even desires.
With a background in psychiatry, art has become for her a privileged place for communication between men and their world, which she has further investigated through a visual language while working also as an art therapist. Art, therefore, is for her a tool to search for meanings and is applied to investigate aesthetic, symbolic, and conceptual functions.
In 1992, she founded the Pandeia group, in Genoa, joined by a dozen of artists who, despite the differing formal outcomes of their works, share similar conceptual ideas.
My work, says Margherita Rosenberg, does not only arise out of the need to tell about my rapport with the world, but also out of my criticism of society, and in particular of mass communication media and their ambiguous attitude. To do so, I use a hyper-inclusive language, which has the potential to represent complexity. I believe that art, in all its different forms, should be taught to future generations, since it is essential for the integration of people and to help them settle down.
When giving birth to a new creation, my mind and hands always work in unison, the former supporting the latter ones and viceversa, while I let myself move across different viewpoints …. I love to stir things up, also with irony, just enough not to overburden the game, the game of art as well as of life.
From 1996 to 2012, she was a member of the “Istituto per le Forme e le Materie Inconsapevoli, Museoattivo Claudio Costa”, a cultural association of volunteers dealing with art and psychology. Margherita has conducted research on creativity, on the connection between creativity and personality integration, as well as on psychotherapeutic applications of artistic languages. On these topics she has presented papers at several meetings and conferences, and she has collaborated with trade magazines and books.
A great number of publications and art journals both in Italy and abroad have written about Margherita Levo Rosenberg, and her works have been published in the catalogues that have accompanied her numerous national and international exhibitions, in museums and public spaces, private galleries in Italy: in cities like Rome, Florence, Lecce, Genoa; and abroad: in Cologne (Germany), Lubjana (Slovenia), Samothrace (Greece), Tel Aviv and Holon (Israel), Saarijärvi (Finland), just to mention some of them. Her works are held in important collections and museums worldwide.
Her works have drawn the attention and interest of major art critics and historians, collectors and semioticians, who are closely following the evolution of the works of this extraordinary artist, who can create coexistences that invite spectators to become interlocutors.
She works and lives between Genoa and Tel Aviv.